DALLA SALA PINTA AL TEATRO: UNA TRADIZIONE PLURISECOLARE

Pubblichiamo l’intervento di Massimo Genchi all’assemblea cittadina di Castelbuono del 27 dicembre 2020.

La storia del castello e del baglio che lo cinge tramanda che l’edificio dell’angolo di sud-ovest, da sempre, è stato consacrato agli spettacoli. Dapprima la Sala pinta, quindi il teatro con tre ordini di palchi, che solo un architetto in palese malafede poteva definire, con ripetuto sprezzo, teatrino. Infine Le fontanelle che vedete oggi.

Se esteticamente il Teatro Le Fontanelle rappresenta tutto il brutto che vogliamo, dal punto di vista funzionale ha soddisfatto appieno le istanze della numerosa e qualificata utenza che vi si è esibita: cantanti, compagnie, ballerini. In questo tanto bistrattato luogo fiorisce l’attività teatrale contemporanea che ha conferito continuità alla nostra plurisecolare tradizione mettendo in scena i capisaldi della commedia dialettal-popolare e poi Brecht, Ionesco, Garcia Lorca, Dario Fo, cioè non proprio un teatro da oratorio.

Ciò ha radici profonde e antiche. Dal 1596 quel luogo, e non un altro, è stato un andirivieni di artisti e compagnie provenienti da ogni dove che hanno arricchito i cartelloni delle stagioni di varietà di genere e di spettacoli. Altro che teatro che si apre tre giorni l’anno, ditelo al sindaco!

Castelbuono, si sa, è un paese di artisti, di gente di spettacolo e di amanti dello spettacolo. Oggi più di qualsiasi altra epoca. Ma l’aspetto più significativo, è che tutti gli animatori, gli artisti, pur senza disporre di alcuno spazio adeguato, da quasi quarant’anni con tenacia riescono a mantenere la scena culturale viva, in fermento. Disporre di una struttura multiculturale è un fatto improcrastinabile.

Il comitato, reclamando il recupero delle fontanelle, ha chiesto che la destinazione fosse a uso di spettacoli e non di degustazioni per evitare scempi come quelli perpetrati all’interno di san Francesco e del Museo naturalistico dove pareti, pavimenti e il chiostro sono stati a più riprese insultati dal vino, dai grassi, dagli oli nel più vergognoso e complice silenzio delle istituzioni competenti

Per le fontanelle ciò non accadrà. Il comitato e i suoi partner politici e culturali non permetteranno che anche questo sito possa diventare una sala banchetti e un luogo di gozzoviglia. Oggettivamente siamo stufi di questo tarlo, dell’idea ossessionata di enogastronomia applicata ovunque quasi sempre a sproposito.

Quando, ultimamente, si è discusso con le realtà culturali locali sulla condivisione del manifesto di identità popolare per Le Fontanelle, la pretestuosa vulgata versio delle istituzioni culturali del comune, per non aderire, è stata che ormai si è fuori tempo massimo per suggerire modifiche e che l’amministrazione ne farà prevalente uso culturale.

Noi, invece, riteniamo che ci sia ancora abbastanza tempo per modificare molte sconcezze estetiche e funzionali nella baita che vogliono costruire, così come siamo certi che l’enorme superficie del foyer serva per scopi non culturali. Saremmo lieti se la committenza smentisse con i fatti i nostri convincimenti spiegando per es. a chi e a cosa serva un foyer esteso una volta e mezza la sala.

Per essere certi della bontà dei propositi della committenza di cui è sempre meglio non fidarsi il comitato insieme ai suoi partner politici e culturali chiede il palco in muratura e non i quattro assi da saltimbanchi previsti, le poltroncine fisse, in accordo con le norme di sicurezza sui pubblici spettacoli indoor e il piano di calpestio in controdeclivio rispetto al palco. Requisiti minimi per fare spettacoli

Sulla baita faremo appunti di ordine estetico a partire dagli infissi in alluminio e dal tetto in rame e capire come la sovrintendenza non abbia da obiettare al riguardo o come possa autorizzare una strada, di utilità tutt’altro che pubblica, con muraglioni di sostegno in cemento armato in zona sottoposta a vincolo archeologico.

Infine, ma non per minore importanza, noi ci batteremo perché Le Fontanelle siano un centro policulturale e non polifunzionale. La differenza non è lieve. Castelbuono ha diverse sale che si accordano con le esigenze legate alla polifunzionalità (san francesco,  sala capriate, sala del principe, centro sud).

Francamente di una quinta sala che sia la ripetizione delle altre quattro non se ne sente il bisogno. Specialmente in una situazione dove i gruppi musicali e teatrali chiedono strutture adeguate per i loro spettacoli dove allestire stagioni di musica e rassegne teatrali di svariati tipi. Appunto uno spazio multiculturale. Polifunzionale sa di sonfasò, di gozzoviglia. Basta leggere le carte: Relazione generale illustrativa di dicembre 2019: la sala sarà utilizzabile in occasione di ogni tipo di manifestazione: attività divulgative, feste (scomparse nella relazione generale di marzo 2020 ma che può ricomparire). “La sala con il foyer potrà essere impiegata come base operativa nelle manifestazioni che si svolgono nella contigua piazza” Significa spogliatoio? Significa ristorazione, beveraggi? Che cosa?

Ecco non solo io, non solo il comitato, non solo chi sottoscrive il manifesto per l’identità culturale, ma tante altre persone non si sentono garantite da questo uso potenzialmente pericoloso delle Fontanelle ed è per questo che la lotta, il controllo, e, dico senz’altro, la resistenza per le Fontanelle non è finita. Anzi inizia proprio qui, stasera.

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