La Sicilia nella transizione energetica

Il 5 e 6 maggio 2023 si è svolto a Termini Imerese il Convegno “La Sicilia nella transizione energetica”, promosso dall’ associazione EX DEPARS. Pubblichiamo il documento conclusivo come anticipazione della più ampia documentazione che sarà resa disponibile.

Questo documento raccoglie gli spunti e le riflessioni emersi nel corso del convegno ed espone le sollecitazioni che si ritiene utile sottoporre alla attenzione dei soggetti politici e istituzionali, al fine di contribuire a definire le linee di movimento e le necessarie iniziative concrete da assumere nella direzione auspicata dal convegno stesso.

Le condizioni fisiche del nostro pianeta diventano ogni giorno più gravi e degradate: dall’inquinamento atmosferico a quello dei mari su cui vengono riversate ogni anno milioni di tonnellate di plastiche, dai cambiamenti climatici che provocano sempre più diffusi eventi meteorici estremi all’avvelenamento dei suoli e dei sottosuoli, dalla crescente desertificazione alla carenza di acqua pulita e potabile che provoca fame e anche malattie diffusive. Per milioni di persone soprattutto in Africa e in Asia le condizioni di vita diventano sempre più difficili, spingendo masse imponenti a migrare in cerca di una possibilità e di una speranza di futuro.

Grandissima importanza, in questo quadro, ha assunto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile che nell’anno 2015 i governi dei 193 Paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto delineando un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Essa configura 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile articolati in un totale di 169  traguardi.

Gli Obiettivi per lo Sviluppo rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame, l’energia pulita e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni e sollecitano l’assunzione di grandi responsabilità degli stati membri per accelerare la transizione ecologica.

Grande parte della transizione ecologica si intreccia fortemente con la questione energetica. Il 75% delle emissioni inquinanti, infatti, sono frutto della produzione e dell’utilizzo delle risorse energetiche, ancora dominate, a livello globale, dalle fonti fossili. E’ dimostrata la connessione diretta che c’è tra l’aumento della anidride carbonica e l’innalzamento della temperatura. Con gli attuali ritmi di crescita in particolare nei paesi emergenti, il fabbisogno di energia aumenterà nei prossimi anni fino al 60% di quello attuale e parallelamente aumenteranno nella stessa percentuale le emissioni inquinanti e climalteranti. Non solo, le stime attuali sul consumo di petrolio indicano in 40 anni il limite entro il quale questa fonte fossile andrà ad esaurirsi.

Per questo e anche per raggiungere gli obiettivi che l’Onu ha posto per il 2030, è indispensabile realizzare una decisa e rapida transizione energetica, passando dall’uso delle fonti fossili inquinanti alle fonti rinnovabili pulite: solare, vento, mare, geotermia, tra le altre.

A questo deve accompagnarsi un radicale cambiamento nei modi di produzione e nei modelli di consumo, “ troppo spesso impregnati nella cultura della indifferenza e dello scarto, scarto dell’ambiente e scarto delle persone“ (Papa Francesco), anche per il superamento delle profonde diseguaglianze che si registrano nel mondo e realizzare un benessere equo e sostenibile per tutti i popoli, attraverso tecnologie più semplici per produrre energia, diffusione dei mezzi della produzione, generazione distribuita e solidale fino a rendere il consumatore di energia produttore a sua volta.

In questo quadro l’Unione Europea si è data obiettivi ambiziosi per raggiungere il risultato di bloccare l’innalzamento della temperatura, soprattutto con il suo programma Green new deal e con il successivo aggiornamento denominato Fit for 55, che si propone di ridurre del 55% al 2030 le emissioni climalteranti rispetto al 1990 e la neutralità climatica al 2050. Lo scoppio della guerra generata dall’aggressione russa all’Ucraina, se da una parte ha evidenziato la necessità di accelerare il passaggio da fonti fossili a fonti rinnovabili, dall’altro ha provocato un temporaneo incremento della produzione di energia da fonti fossili – perfino dal carbone – e ha incrementato le resistenze su alcune decisioni importanti assunte per favorire la transizione, quale il divieto di costruire a partire dal 2035 veicoli con motore termico.

L’Italia si è dotata di uno strumento quale il Pniec, e poi del Pnrr del quale la transizione ecologica ed energetica costituisce una componente dominante. Anche da noi, tuttavia, si registrano battute di arresto e difficoltà – sia di strategia che di realizzazioni, come sull’idrogeno. Ma anche sul solare e sull’eolico che negli anni a cavallo del 2020 hanno fatto segnare una interruzione nel processo di crescita che, oggi, sembra essere fortunatamente superata.

La Regione Siciliana è stata in passato, ma continua ad esserlo tuttora, un vero e proprio hub  per le fonti fossili, basti pensare alla rete dei metanodotti che dal Nord Africa raggiungono il resto d’Italia, oppure ai colossi petrolchimici e ancora all’enorme potenziale di raffinazione degli idrocarburi installato sulle nostre coste.

Ciò nonostante, o forse anche per questo, la nostra Regione ha sofferto condizioni di arretratezza che permangono ancora oggi:

  • un sistema trasportistico e della mobilità legato prevalentemente al trasporto su strada, con bassa diffusione della rete ferroviaria, in parte a binario unico e senza elettrificazione
  • una bassa efficienza dal punto di vista energetico degli edifici (che assorbono più del 30% dell’energia prodotta in regione), mentre l’impatto delle recenti misure di incentivazione (super bonus) è stato notevolmente più basso che nel resto d’Italia
  • un irrazionale consumo di acqua, metà della quale, quando viene immessa, si disperde per via della fatiscenza delle reti; una scarsa capacità depurativa e senza il riutilizzo delle acque depurate
  • una rete di trasmissione elettrica in parte obsoleta e non efficiente, dato anche il mancato completamento dell’anello a 380 mila Kv
  • la produzione di energia elettrica ancora nel 2020 era dovuta per il 70% alle centrali termoelettriche, mentre il restante 30% era suddiviso tra eolico, solare, idroelettrico e altro
  • nel 2021 la regione ha fatto registrare un deficit di produzione di energia elettrica di 3.2 Gw che si è dovuto importare
  • nonostante la crescita delle fonti rinnovabili, la Regione Siciliana non ha raggiunto gli obiettivi relativi alla quota calcolata per ogni Regione degli incrementi di utilizzo delle fonti rinnovabili necessari per rispettare i traguardi fissati dalla UE
  • il prezzo medio sociale dell’energia elettrica nella regione è sempre stato superiore alla media nazionale, con la conseguenza che i cittadini hanno pagato di più e chi ha venduto energia ha profittato di più.

Tutto ciò in evidente contraddizione con le condizioni della regione, che è terra di mare, di sole, di vento, tra le più adatte – secondo la Unione Europea – anche per la produzione di idrogeno. Se è vero che il problema energetico non esiste, né dal punto di vista delle risorse disponibili, né dal punto di vista tecnologico, mentre esiste un problema di scelte e di indirizzi politici, ciò è ancora più vero per la nostra regione.

È necessario, quindi, accelerare nella transizione energetica e che vengano assunti gli indirizzi normativi e organizzativi volti all’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, a favorire il risparmio nei consumi di energia soprattutto negli edifici, alla decarbonizzazione degli impianti produttivi e del trasporto pubblico e privato. Adottando, al contempo, le necessarie iniziative affinché la crescita delle fonti rinnovabili avvenga nel rispetto di altri valori fondamentali insiti nei territori e di rilevanza costituzionale quali quelli oggi sanciti dall’articolo 9 della Costituzione: il paesaggio, i beni storici e artistici, l’ambiente, le biodiversità, gli ecosistemi.

Negli ultimi anni si sono accumulate presso gli organismi regionali competenti per le autorizzazioni centinaia e centinaia di richieste di nuovi impianti eolici e fotovoltaici. In termini di potenza installata, già sono state date autorizzazioni per 8 GW, mentre residuano istanze per ulteriori 15 GW. A queste vanno aggiunte le numerose istanze presentate presso le autorità nazionali per l’installazione di mega parchi eolici offshore lungo le coste occidentali e meridionali della Sicilia, ad oggi, per molte migliaia di MW.

Se si prendono in considerazione anche le richieste di connessione alla rete elettrica e la relativa potenza secondo i dati forniti da Terna, esse superano in regione di cinque volte la cifra necessaria per raggiungere gli obiettivi posti al 2030. Ciò indica una direzione precisa: la nostra regione si avvia a diventare forte produttrice di energia da fonti rinnovabili. Ciò che bisogna evitare, tuttavia, è lo scenario già visto per le fonti fossili, la Sicilia come  “hub” ma per trasferire altrove l’energia.

Occorre invece cogliere l’occasione per una straordinaria trasformazione della regione e per determinare uno sviluppo realmente sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale, facendo della nostra una terra all’avanguardia e punto di riferimento nel Mediterraneo per la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie ambientali, per la totale decarbonizzazione delle produzioni e nella mobilità, per l’efficienza energetica negli edifici, per l’uso razionale della risorsa idrica.

Le scelte da compiere devono andare nella direzione della indipendenza energetica, della diffusione della produzione, per superare la povertà energetica di una parte rilevante della popolazione e per affermare una maggiore democrazia.

Emergono alcuni punti chiave su cui lavorare:

  • Implementare una efficace strategia per l’idrogeno, partendo dall’eccezionale lavoro che sta facendo il Cnr-Itae di Messina, concentrando le iniziative e sviluppando una filiera manifatturiera siciliana. L’idrogeno è un vettore che si dovrà produrre ormai solo utilizzando fonti rinnovabili, ma che si presta a molteplici utilizzi: dallo stoccaggio di energia elettrica alla produzione di carburante per motori in combinazione con la Co2 catturata (c.d. efuel), dalla alimentazione dei locomotori sulle tratte ferroviarie non elettrificate all’uso del sale, proveniente dalla desalinizzazione dell’acqua di mare nei processi di elettrolisi, per le batterie.
  • Definire al più presto le aree idonee o “attrattive “ per l’installazione degli impianti eolici e solari privilegiando le aree dismesse, i tetti degli edifici e dei capannoni industriali.
  • Elaborare all’interno del PEARS un Programma per la energizzazione sostenibile delle aziende agricole con la diffusione di impianti per gli usi aziendali e di impianti che salvaguardino la destinazione agricola dei suoli.
  • Implementare meccanismi di forte incentivazione per la realizzazione nel territorio della regione di filiere produttive legate alle fonti rinnovabili.
  • Incentivare, anche con l’approntamento di adeguati sostegni finanziari, l’autoproduzione di energia elettrica da parte di imprese, cittadini e istituzioni.
  • Semplificare la normativa e prevedere ulteriori incentivi, soprattutto per gli enti locali, per la formazione di Comunità energetiche rinnovabili.
  • Intervenire, anche con apposita normativa regionale, per l’efficienza energetica degli edifici, in previsione della entrata in vigore della normativa europea sulle case green, a iniziare da quelli pubblici e/o destinati alla edilizia residenziale pubblica.
  • Sollecitare l’adozione dei Piani urbani per la mobilità sostenibile.
  • Attraverso la individuazione delle aree idonee/attrattive, nel caso ricadano in proprietà pubblica, procedere con bandi di gara per le concessioni demaniali.

Sui contenuti di questo documento l’Associazione resta disponibile a momenti di confronto e di approfondimento.

 

Nell’immagine “Come il mondo investe nella transizione (2020-2040)” dalla presentazione di  Mariano G. IPPOLITO Dipartimento di Ingegneria Università degli Studi di Palermo 

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